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Breve storia della mafia

Molte persone – soprattutto turisti stranieri – ci chiedono se la mafia esiste e cos’è. Questo articolo cercherà di dare una risposta breve e chiara alle due domande, esclusivamente in riferimento alla mafia siciliana.

La mafia è un’organizzazione criminale, le cui origini storiche sono state molto discusse, ma rimangono ancora incerte.

Leonardo Sciascia (scrittore, giornalista e politico) la descrive come “un’associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato”.

Le prime descrizioni organiche del fenomeno siciliano risalgono all’800. In particolare, negli ultimi anni del secolo un questore di Palermo presentò il cosiddetto Rapporto Sangiorgi ed intentò un processo contro più di 200 persone, accusandole di appartenere ad un gruppo criminale organizzato.

Il processo venne effettivamente celebrato nel 1901 e – sebbene poche persone alla fine siano effettivamente state condannate – ebbe l’importante conseguenza che per la prima volta la mafia venne identificata come un comportamento di un gruppo unitario e non più come episodi criminali a sé stanti. Il rapporto descrisse infatti i metodi utilizzati sia per acquisire potere, sia per mantenerlo: le rapine, i contatti politici, il racket, la falsificazione di banconote, le minacce, gli omicidi, l’omertà. Sangiorgi comprese anche l’organizzazione gerarchica e il modo di amministrare la cassa comune, che veniva spesa pure per mantenere le famiglie dei detenuti e pagare gli avvocati.

Un’altra novità del rapporto fu il fatto di denunciare apertamente la connivenza della mafia con i potenti del tempo, che offrivano protezione ai mafiosi solo per assicurare i propri interessi illegali.

A causa di questi rapporti e coincidenze di interessi, la mafia si insediò pian piano anche nelle istituzioni, soprattutto nel secondo dopoguerra: le opportunità della ricostruzione e il boom economico erano infatti pretesti e occasioni per intessere relazioni, chiedere e fare favori, sviluppare nuove attività.
Alcune di queste sono state svolte di concerto con la mafia italo-americana (Lucky Luciano e Al Capone), in particolare la prostituzione e il traffico di eroina e morfina, che prima di allora erano sempre stati considerati disonorevoli.

Gli anni ’70 e ’80 sono stati i più violenti, segnati da stragi di mafia che si consumavano continuamente, soprattutto in Sicilia: si pensi che in soli tre anni – dall’80 all’83 – a Palermo si sono contate circa mille vittime di mafia. Tutti ricordano la sensazione di sconcerto e paura, ma anche quell’odiosa abitudine a vedere quotidianamente “morti ammazzati”. Molti si vergognavano di quello che stava succedendo, altri purtroppo ne godevano.

Venivano eliminati uno dopo l’altro sia i mafiosi – nell’ambito di una guerra fra cosche per il controllo del territorio – sia le persone che combattevano la mafia, come uomini di legge e di polizia, scomodi per la loro integrità morale e la loro ostinazione. Alcune delle vittime di mafia più note di questo periodo sono Mauro De Mauro, Peppino Impastato, Boris Giuliano, Piersanti Mattarella, Pio La torre e purtroppo molti, molti altri.

I due delitti che in generale più di tutti hanno sconvolto e indignato i siciliani onesti, e che sono diventati i più iconici di quel tragico perioso, sono stati quelli dei due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a maggio e a luglio del 1992.

I due, che erano amici sin da bambini ed erano cresciuti a Palermo, hanno posto per la prima volta le basi per una ricerca e una lotta organica contro la mafia. Utilizzando le transazioni bancarie come prove inconfutabili di colpevolezza, hanno accusato centinaia persone di crimini come associazione mafiosa, omicidio, estorsione e traffico di stupefacenti. Il processo penale che ne conseguì si protrasse dall’86 al ’92 e assunse dimensioni così gigantesche da essere ricordato come “IL Maxiprocesso”.

Circa 500 persone sono state giudicate e quasi tutte infine condannate, per un totale di più di 2000 anni di reclusione e 12 ergastoli assegnati.

Grazie a questo processo oggi sappiamo come la mafia sia organizzata e come agisce, conosciamo i metodi di affiliazione e quelli di repressione, persino il codice d’onore e i rapporti con il potete. Tutti strumenti essenziali per continuare la lotta contro questa forma di criminalità organizzata.

In conclusione di questo brevissimo excursus storico possiamo dire che la mafia esiste purtroppo ancora oggi, anche se ha cambiato radicalmente aspetto.

Gli omicidi clamorosi sono molto infrequenti e camminando per strada è quasi impossibile notare qualcosa di insolito e pericoloso, soprattutto se si è in Sicilia per turismo. Dobbiamo ammettere, però, che la mafia e l’illegalità esistono ancora: negli appalti pubblici truccati, nella distribuzione di favori agli amici, nella corruzione dei politici, nel racket e nelle elezioni manipolate, ma esiste anche semplicemente ogni volta che uno è a conoscenza di illegalità e chiude un occhio.

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