Sicily al Fresco è un’Associazione Culturale fondata a Trapani nel 2017, per iniziativa di quattro donne siciliane. Ognuna di noi ha un background di studi ed esperienze diverse in ambito archeologico, turistico, culinario e scolastico.

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I piatti siciliani più famosi

Dimenticate la vostra dieta appena mettete piede in Sicilia, perché la cucina regionale vi tenterà continuamente e voi non potrete resistere!
In questa pagina vi daremo delle informazioni sommarie sui piatti più famosi, che potranno servire da base di partenza per le vostre esplorazioni culinarie.

È necessario fare una prima distinzione fra piatti regionali – che si preparano e mangiano in tutta l’isola – e piatti che si trovano solo in particolari provincie o città.

Di seguito trattiamo i primi, quelli che generalmente possono essere considerati siciliani e che dell’isola sono quasi dei simboli.

Granita

È un sorbetto, quindi un dolce liquido semi-congelato, ottenuto con acqua, zucchero e frutta, o altro ingrediente.

A seconda della zona, il gusto tipico sarà diverso: è tipica ai gelsi o al gelsomino in Provincia di Trapani, al pistacchio intorno all’Etna, alla mandorla in Provincia di Siracusa, al limone in tutta la Sicilia, alla malvasia e frutta nelle Isole Eolie.

Se la prendete alla frutta, assicuratevi che sia fatta con la frutta fresca (che è la norma, ma esistono anche delle eccezioni) e non con qualche preparato aromatizzato.

La granita si mangia solitamente accompagnata con una brioche soffice, che nella Sicilia occidentale ha una forma tondeggiante, mentre nella Sicilia Orientale ha una pallina più piccola sopra, che chiamiamo “u tuppu” (chignon)!

Granita e brioche sono spesso consumate la mattina per colazione, ma anche nel pomeriggio per rinfrescarsi, oppure la sera, dopo cena, come scusa per sedersi in un bar e rilassarsi. Insomma, in Sicilia ogni momento è buono per una granita!

Martorana

Si tratta di una pasta di mandorle e zucchero, aromatizzata alla cannella.

Le forme sono svariate e dipendono soprattutto dal periodo dell’anno. Quella a forma di frutta si fa nel periodo tra fine ottobre e inizio novembre, in occasione della commemorazione dei defunti: tradizionalmente si fa trovare ai bambini la mattina del 2 novembre e si racconta loro che è il regalo lasciato di notte dagli avi di famiglia.

Ne periodo pasquale si trova a forma di agnello, con una bandiera simbolo di resurrezione conficcata nel dorso. Nel resto dell’anno si trova a forma di dolcetti, praline ecc., in alcuni casi anche ripiena con liquore, uva passa, cedrata e altre prelibatezze.

Pasta alla norma

È una pasta che, per quanto preveda molte varianti, ha una costante: la presenza delle melanzane, che sono state precedentemente fritte o, almeno, soffritte.

Di solito sono abbinate alla salsiccia ed alla ricotta salata spolverata sopra.

Malgrado sia un po’ pesante, è una pasta tipica dell’estate, quando le melanzane sono di stagione.

Cassata

È la torta siciliana per eccellenza: all’interno è fatta di pan di spagna farcito con la ricotta, mentre all’esterno viene ricoperta di una glassa di colore verde e bianca, con una tipica decorazione di canditi colorati sopra.

Anche la cassata può essere più o meno elaborata e zuccherata, a seconda di dove si mangia.

È un dolce duraturo, che resiste bene fuori dal frigo anche per ore: la glassa, infatti, è stata inventata apposta per sigillare la ricotta, che altrimenti deperirebbe molto in fretta.

La cassatina è una cassata in miniatura, mentre la cassatella è tutt’altro: in alcune zone è un biscotto con una crema a base di fichi, in altre una pasta ripiena di ricotta. Dovreste indagare sulla cucina delle singole provincie per assaggiarne diverse versioni.

Arancina

Volendo definirla, si tratta di una palla di riso aromatizzato allo zafferano, ripiena di ragù, impanata all’esterno e fritta.

Le sue origini non sono certe, ma sappiamo che le colture dello zafferano e del riso furono introdotte in Sicilia dagli Arabi: dobbiamo quindi far risalire al periodo fra IX e XI secolo almeno l’uso di mangiare il riso accompagnato con altri ingredienti.

La panatura risalirebbe all’epoca normanna e venne introdotta per conservare meglio il riso e la carne contenuti nell’arancina: formava una sorta di incarto, grazie al quale l’arancina poteva essere portata nelle battute di caccia e nei viaggi, senza il rischio che si deteriorasse. Ancora oggi è considerata il cibo perfetto da portare in viaggio, durante una gita fuori porta e al mare.

Anche il ragù all’interno esiste forse dall’epoca normanna, ma per secoli si è fatto senza pomodoro. Questo è stato infatti importato in Europa solo dopo la scoperta dell’America, perché da lì proviene. Nell’arancina, in particolare, è stato introdotto probabilmente solo nell’800.

Si chiama “arancina” o “arancino”?

Entrambe le versioni sono corrette, come ha stabilito l’Accademia della Crusca, ma attenzione ad utilizzare il femminile nella Sicilia occidentale, il maschile in quella occidentale.

Il nome richiama in entrambi i casi l’arancia, alla quale infatti assomiglia.

La forma può variare, di solito per indicare un diverso condimento all’interno: quella tradizionale con il ragù è tonda, quella al burro è ovale o appuntita, ma ne esistono anche molte altre varietà che vale la pena assaggiare.

Cannolo

È un dolce tipicamente siciliano, a forma di cilindro croccante di pasta frolla fritta, ripieno di ricotta di pecora zuccherata.

Si chiama così per il fatto che tradizionalmente la cialda si preparava arrotolando la pasta intorno ad una canna di fiume. In passato era considerato il dolce di carnevale, ma ora si può trovare tutto l’anno e in qualunque pasticceria. La qualità e il gusto possono variare molto: la ricotta, infatti, può essere più o meno lavorata e zuccherata, può essere mescolata con il cioccolato, con la granella di pistacchio e di nocciola, oppure con i canditi.

Di solito nelle pasticcerie trovate gusti più elaborati e una quantità di zucchero maggiore, mentre nei bar – soprattutto quelli di paese – la ricotta è più grezza, fresca e genuina.

Se decidete di comprare dei cannoli e non mangiarli subito, considerate che dopo circa tre-quattro ore la cialda, a contatto con la ricotta, perderà la sua piacevole croccantezza; in tal caso, quindi, vi consigliamo di chiedere al pasticcere o al barista di darvi le cialde e la ricotta separati.

Pignulata

L’abbiamo inclusa nei piatti regionali perché si trova un po’ dappertutto, anche se con moltissime differenze.

Si tratta in generale di palline di pasta fritta, aggregate con miele o zucchero.

Nella Sicilia Occidentale le palline sono più croccanti e piccole, perché hanno più uovo e vino; nella Sicilia Orientale sono più grandi e morbide, ricoperte da una glassa molto dolce.

Caponata

È una salsa di pomodoro molto densa, con un mix di pezzetti di melanzane, olive, peperoni, sedano, mandorle, aglio, capperi e molte altre sorprese (tutte fritte!), a seconda delle varianti locali.

Tutti i gusti della Sicilia in un solo piatto, buonissimo e un po’ pesante…

Lo potete trovare in qualunque ristorante, ma se riusciste ad assaggiarne una fatta in casa, scoprireste il vero gusto della caponata!

Di solito si mangia come antipasto, ma la usiamo anche per imbottire dei panini da portare in escursione.

Quasi in tutta la Sicilia potrete inoltre trovare la pasta al nero di seppia, quella con le sarde (la più famosa è quella palermitana), con la ricotta fresca o salata e, infine la carne di cavallo, che qui consumiamo quasi abitualmente.

Per quanto riguarda lo “street-food”, la cosiddetta “tavola calda” è un’altra costante siciliana: pizzette, calzoni ed altri sfizi si trovano ovunque, più o meno buoni. Tra questi, sono molto diffusi i cosiddetti “Iris”, ovvero paste soffici impanate e solitamente fritte, ripiene di un ragù al pomodoro e, in alcune zone, anche di crema pasticcera dolce che li trasforma in un dessert!

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